La Città di COMISO è una dei dodici comuni (Acate, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Ispica, Modica, Monterosso Almo, Pozzallo, Ragusa, S. Croce Camerina, Scicli, Vittoria) che costituiscono la provincia siciliana di Ragusa.Con i suoi circa 30.0000 abitanti Comiso è per popolazione la 4^ cittadina della Provincia. Il territorio di Comiso, che si estende tra le pendici dei monti Iblei e la pianura che arriva al mar Mediterraneo, ha una superficie di circa 65 Km2 e comprende le frazioni PEDALINO e QUAGLIO. Esso confina con i territori comunali di Chiaramonte Gulfi, Ragusa, S. Croce Camerina e Vittoria; inoltre è attraversato dalla linea ferroviaria Siracusa-Licata e dalla Strada Statale 115.Il santo patrono di Comiso è San BIAGIO, vescovo e martire Si tende a identificare l’odierna Comiso con l’antica e leggendaria Casmene, subcolonia siracusana della quale si ha scarsa conoscenza. Le fonti che riferiscono della posizione di quest’insediamento, supportate dai vari ritrovamenti archeologici effettuati nella zona e soprattutto nelle vicinanze, fanno infatti pensare che l’originaria Casmene fosse situata sul “Cozzo di Apollo”, colle dei monti Iblei appena sopra Comiso. L'archeologo Paolo Orsi fa luce su l'origine di Casmene che viene individuata dallo stesso appunto su Monte Casale a Buscemi, di fianco a Monte Lauro (dal latino laurus cioè "alloro", uno dei simboli del dio Apollo).Si potrebbe pensare che il nome dell’antica città, fosse più o meno quello conosciuto oggi, proveniente d’antica origine pre-ellenica o da una voce greca in relazione con Κομίζω = ricovero o con Κώμη = villaggio. Sembra che sotto l’impero romano il nome di questa colonia fosse Jhomisus, che sotto i bizantini diventa Comicio in onore della loro patria d’origine Comizo. Altre tesi dicono che il nome Comiso sia d’origine araba e ne hanno offerto varia e non sempre impeccabile spiegazione: da Jomes o Yomiso = Testa d’acqua, oppure Kom = Collina, Monticello e ancora Koms o Hums = Quinta parte di terra confiscata, come Homs in Libia; la parola spagnola Còmiso, di origine evidentemente araba, avrebbe il senso di confisca.L’idea secondo la quale il nome di Casmene si sia conservato, attraverso elaborate modificazioni, in quello di Comiso trova spazio nello scritto poligrafo di un dotto gesuita di Comiso, P. Biagio La Leta: attraverso un fenomeno di metatesi, da Casmene sarebbe venuto Camesne, e da questo, gradualmente, Camese, poi Comiso. Da rilevare il fatto che già nel ‘600 la città viene chiamata nei documenti Ihomisus Casmenarum.Sono presenti nei secoli le parole Comiciana, Comicini e Comicio, tutte forme storiche che introdussero quella definitiva di Comiso. Ma è precisamente in epoca normanna che si vedrà apparire per la prima volta il nome Comiso in documenti sicuri. Oggi, in dialetto, si tende a chiamarlo “u Còmisu”, anteponendo l’articolo “U” che sta per “Il” e gli abitanti sono detti “ì Cumisàri Feste religiose
La festa di Pasqua,denominata A' Paci: dalla Chiesa di Maria SS. Annunziata in mattinata escono i simulacri di Gesù Risorto e della Madonna Annunziata e per l'intera giornata percorrono le principali vie cittadine, ripetendo in ogni parrocchia della città il rito della Paci: i due simulacri posti l'uno di fronte all'altro, dopo il canto del Regina Coeli da parte di due bambini vestiti da angioletti che si trovano ognuno su uno dei due simulacri, si avvicinano e si allontanano correndo per ben tre volte tra due ali di folla festante. Una festa antichissima che affonda le sue radici nel periodo della dominazione spagnola ed unica nel suo genere, per il fatto che è la madonna Annunziata e non quella Addolorata (come avviene in altri paesi) a correre incontro al figlio. La terza domenica di Maggio si svolge la festa di Maria SS. Addolorata, venerata nella Chiesa Madre, Santa Maria delle Stelle. Caratteristica principale di tale festa è la svelata del settecentesco simulacro di Maria SS. Addolorata, che si svolge il sabato vigilia della festa: dopo un anno il simulacro della Vergine, custodito nella nicchia dell’altare laterale a Lei dedicato, riappare agli occhi dei fedeli che gremiscono la Chiesa; per l’occasione l’altare maggiore su cui viene disposto il simulacro viene adornato da addobbi costituiti da fiori, tende, stucchi, elementi architettonici appositamente creati, candelabri, ceri e quant’altro occorra a rendere l’addobbo dell’altare un elemento di sorpresa, di fascino e di distinguo della festa; una volta svelato il simulacro dell’Addolorata, un coro di circa 150 bambini canta l’Inno all’Addolorata, composto nel 1910 dall’allora arci-parroco Mons. Francesco Rimmaudo e musicato dal maestro Alfio Pulvirenti, direttore della Banda musicale cittadina. Altro momento caratteristico è a sciuta della domenica: la Madonna, posta nel suo fercolo dorato, esce dalla Chiesa Madre e fa trionfalmente ingresso nella vicina Piazza Fonte Diana, straripante di fedeli, ove il coro di bambini canta nuovamente l'Inno all'Addolorata, seguito dallo sparo di mortai a volantini e da una prolungata moschetteria. Segue poi la lunga processione per le strade cittadine fino alla mezzanotte, al termine della quale si svolge, come tradizione vuole, un impo ente spettacolopirotecnico. La seconda domenica di Luglio si festeggia il Patrono di Comiso, San Biagio, al quale i Comisani attribuiscono il merito di aver difeso il paese dalla peste e dal terribile terremoto del 1693. La domenica della festa è un susseguirsi di Sante Messe officiate da tutti i parroci delle parrocchie comisane; la chiesa di San Biagio per tutta la giornata è perennemente traboccante di fedeli che si affidano al loro Santo protettore. La processione pomeridiana con il simulacro del Santo Vescovo martire è caratterizzata da una infinità di fedeli che fanno "u viaggiu" (la processione) per espletare il voto fatto (un sacrificio che i fedeli si prefiggono di offrire al Santo, per grazia ricevuta o da ottenere): chi percorre l'intera processione a piedi scalzi; chi porta a spalla il simulacro per l'intero percorso; chi porta le torce votive decorate (i 'ntocci) con i ceri accesi; chi recita il Santo Rosario.