Scicli
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I LUOGHI DI MONTALBANO
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Scicli dista 40 Km da Scoglitti e 24 Km da Ragusa. Il suo territorio comunale si estende dal mare alle propaggini meridionali del tavolato ibleo. I peasaggi sono molto varî: si passa dalla costa (alternando quella bassa e sabbiosa a modeste falesie calcaree) coperta dalla macchia mediterranea ai pendii dolci di origine alluvionale dell'entroterra con ulivi, mandorli e carrubi fino a giungere ai rilievi calcarei della parte settentrionale e interna in cui sorge il capoluogo. Il territorio comunale è solcato da diversi corsi d'acqua i quali hanno tutti carattere torrentizio e pressoché stagionale fatta eccezione per l'Irminio; gli altri principali torrenti intercettano il centro di Scicli e sono il Mothucanus o torrente Modica-Scicli, il torrente di S. Maria La Nova e quello di S. Bartolomeo. Nei millenni ognuno di questi ha scavato nel tavolato profonde gole che oggi caratterizzano il paesaggio. La città moderna è adagiata nella conca in cui questi tre canyon confluiscono.La presenza umana nel territorio di Scicli risale addirittura al periodo eneolitico, come dimostrano i ritrovamenti della Grotta Maggiore situata vicino all'Ospedale Busacca, datati fra l'età del rame e l'età del bronzo antico (III-II millennio a.C. – XVIII-XV secolo a.C.La presenza umana nel territorio di Scicli risale addirittura al periodo eneolitico, come dimostrano i ritrovamenti della Grotta Maggiore situata vicino all'Ospedale Busacca, datati fra l'età del rame e l'età del bronzo antico (III-II millennio a.C. – XVIII-XV secolo a.CLa caratteristica conformazione del territorio con la presenza di cave e grotte carsiche, ha favorito la nascita di numerosi insediamenti rupestri. Oltre a quello preistorico di Grotta Maggiore, ricordiamo anche l'insediamento tardo bizantino del VII secolo d.C. sito in località Castellaccio, e l'insediamento rupestre bizantino (VIII secolo d.C.) e medievale (X-XI secolo d.C.) in località Chiafura, visibile sino ai nostri giorni. Ritrovamenti archeologici, in particolare i resti di un abitato greco presso la foce dell'Irminio, testimoniano la presenza, o comunque dei contatti di primaria importanza con i greci. Così come Comiso e Ispica, Scicli vanta la propria discendenza dalla città greca-siracusana Casmene, fondata nel VII secolo a.C. Per motivi topografici l'ipotesi che Scicli possa discendere da Casmene è da considerare comunque non realistica.Oltre ai resti greci sono state trovate tracce che testimoniano la presenza dei cartaginesi, presenti nell'isola fino alla conquista romana avvenuta nel III secolo a.C. Sotto il dominio romano Scicli divenne città "decumana", ovvero città sottoposta al tributo della "decima" consistente nel pagamento di un decimo del raccolto. Dopo la caduta dell'impero romano Scicli passò ai bizantini e subì, come altre città dell'Isola, le incursioni dei Barbari.Sotto il dominio Arabo, Scicli conobbe un periodo di notevole sviluppo agricolo e commerciale e lo storico arabo Edrisi nella prima metà del XII secolo, esaltò la prosperità economica di Scicli con queste parole:« rocca di Siklah, posta in alto sopra un monte, è delle più nobili, e la sua pianura delle più ubertose. Dista dal mare tre miglia circa. Il paese prospera moltissimo: popolato, industre, circondato da una campagna abitata, [provveduto] di mercati, a' quali vien roba da tutti i paesi. [Qui godesi] ogni ben di Dio ed ogni più felice condizione: i giardini producono tutta sorte di frutte; i legni arrivano di Calabria, d'Africa, di Malta e di tanti altri luoghi; i poderi e i seminati sono fertilissimi ed eccellenti sopra tutt'altri; la campagna vasta e ferace: ed ogni cosa va per lo meglio in questo paese. I fiumi [del territorio], abbondanti di acqua, muovono di molti molini. Si fa risalire all'anno 1091 la liberazione definitiva di Scicli dal dominio saraceno per opera di Ruggero d'Altavilla e il passaggio al dominio normanno. A questa battaglia, avvenuta nella Piana dei Milici è legata la leggenda della Madonna delle Milizie. Si narra che la battaglia finale, avvenuta nel marzo 1091, fu vinta dai Cristiani per l'intercessione della Vergine Maria scesa su un bianco cavallo a difesa di Scicli. Nella località dell'avvenimento venne costruita la chiesetta della Madonna dei Milici.La battaglia è ricordata ogni anno con la Festa delle Milizie, una delle principali attrazioni folcloristiche di Scicli.I Normanni (1090-1195) introdussero il sistema feudale già diffuso altrove, e Scicli ed altre città vicine furono considerate città demaniali. Nel 1093 Scicli viene ricordata come dipendente dalla diocesi di Siracusa.Ai Normanni successero gli Hohenstaufen (Enrico VI del Sacro Romano Impero si impossessò del trono di Sicilia nel 1194). Nel 1255 durante la lotta dei Papi contro la casa Sveva, Papa Alessandro VI concesse alcuni territori tra cui Scicli, Modica e Palazzolo, a titolo di Feudo, a Ruggiero Fimeta “Rogerio Finente de Leontino” che si era ribellato agli Svevi. Ruggiero non arrivò mai a prendere il possesso della città perché fu sconfitto. Anche sotto gli Hohenstaufen, Scicli conservó il privilegio di città demaniale. La sua storia segue quella della Sicilia, per cui con la caduta dei Hohenstaufen avvenuta nel 1266, passò sotto la dominazione Angioina, mal tollerata, a causa della politica di Carlo I d'Angiò che, diversamente dai suoi predecessori normanni e svevi, considerava il Regno di Sicilia territorio di conquista e di vantaggi economici e finanziari. La politica di Carlo D'Angiò fu causa di un'insurrezione in tutta la Sicilia, nota come i Vespri Siciliani. Il 5 aprile 1282 Scicli, insieme a Modica e Ragusa insorge contro le guarnigioni francesi del luogo cacciandole e ponendosi sotto la protezione di Pietro III d'Aragona.Fu sotto la dominazione aragonese che si formò la contea di Modica, e Scicli ne venne a far parte, seguendone le sorti sotto i Mosca (1283-1296), i Chiaramonte (1296-1392), i Cabrera (1392-1480) e gli Enriquez-Cabrera (1481-1742). Dal 1535 al 1754 Scicli fu anche sede di una delle dieci Sergenzie (circoscrizioni militari), competente territorialmente per il territorio della contea. Nel 1860, con un plebiscito, proclamò la sua annessione al Piemonte.Scicli, con un passaggio graduale dal colle al piano, assunse la sua forma topografica tra il XIV ed il XVI secolo. La popolazione era aumentata notevolmente ma la peste del 1626 la ridusse drasticamente di quasi due terzi portandola da 11000 a 4000 abitanti circa. Dopo la peste, anche grazie ad agevolazioni economiche a favore di chi decideva di risiedere in città, si ebbe un nuovo sviluppo demografico, ma il tremendo terremoto del 1693 causò 3000 morti e la distruzione di gran parte della città. Da quelle macerie, Scicli rinacque in chiave barocca, e oggi è caratterizzata da numerosi edifici settecenteschi.
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EVENTILa Settimana Santa e la festa "dell'Uomu Vivu"
Scicli (RG), dal 1 al 8 aprile 2012 La Settimana che precede la Pasqua è scandita da celebrazioni e processioni varie;la prima è quella dell'Addolorata di S. M. la Nova (la sera della Domenica delle Palme), legata ad un culto antichissimo che si fa risalire a S. Guglielmo. Una gran folla di devoti disposti in doppia fila, con le caratteristiche torce dal collarino di accese Partecipatissima è anche la processione del Martedì Santo con l'Addolorata di S. Bartolomeo, rito introdotto più recentemente, quasi a sottolineare la rivalità fra le due Arciconfraternite Molto sentita è la "funzione " del Giovedì Santo, con l'allestimento, nelle cappelle delle varie chiese, dei "Saburcara", i Sepolcri, e che devono essere visitati, come vuole la tradizione, in numero dispari. Assai suggestiva è la sera del Venerdì Santo, quando viene portato in processione un bellissimo simulacro della Madonna Addolorata (custodito nella chiesa di S. Giovanni), e vestita con il tradizionale abito nero, e una spada le trafigge il petto. La processione si conclude nella chiesa di S. M. la Nova con la funzione della "Scisa 'a Cruci", Cristo deposto dalla croce. Da questo momento la città sembra vivere con il fiato sospeso, in religioso silenzio, l' arrivo della mezzanotte del sabato, allorquando schiere di ragazzi ed una folla traboccante da ogni navata della chiesa accoglie con grida di esultanza la statua del Cristo Risorto "U Gioia" elevato da centinaia di braccia in un tripudio di suoni e colori, fra applausi ed urla assordanti. La festa continua la Domenica di Pasqua con la processione per le vie della città del "Venerabile", l'Ostensorio portato in mano da un sacerdote, sotto un grande baldacchino a quattro aste; apre la processione un pesantissimo stendardo " 'u stunnardu", di seta azzurra con ricami in oro, che viene portato, legato alla cintola, da quattro giovani, che danno così prova del loro vigore. Ma il momento veramente "spettacolare" della festa è quando una folla di giovani, facendo ressa, si "impossessa" della statua dell' "Uomo Vivo" e, al suono della Marcia Reale e dell' Inno di Busacca avanza, oscillando, per la via S. M. la Nova. A questo punto esplode la " festa degli Uomini", come bene l'ha cantata Vinicio Capossela, dopo aver visto la statua che "...con le tre dita la Via sembra indicare", mentre"barcolla, traballa sul dorso della folla". E' certamente difficile descrivere, a chi non ha visto questa festa almeno una volta, il tripudio della folla, fra le grida di "Evviva " e " Gio-gio-gio- Giooooia! " e la pioggia di petali di fiori che scendono dai balconi al passaggio della statua del Cristo Risorto rappresentato nelle sembianze di un giovane dal corpo armonicamente vigoroso, coperto da una fascia giallo dorata, da un mantello rosso che gli copre il collo, con alle spalle i raggi del sole nascente, simbolo di rinascita, la patena in testa e con la mano destra alzata e benedicente, mentre con la sinistra regge un vessillo azzurro, il colore della resurrezione. |